mercoledì 4 gennaio 2012

O: gravidanza e aborto

O: opinione.

Motivo: ho voluto inserire alcune riflessioni personali sul post precedente, che invece conteneva unicamente dati scientifici liberi da qualsiasi zavorra ideologica, religiosa, culturale ecc.
  1. "Interruzione di gravidanza" è la versione politically correct del termine "aborto". Trattandosi comunque di aborto, continuerò ad utilizzare questo termine.
  2. L'aborto è una terapia, rivolta alla madre, unicamente nei casi in cui la gravidanza è una patologia in sé oppure un'aggravante per una preesistente patologia della madre. Quindi non si dovrebbe parlare di "aborto terapeutico" quando è volto a terminare una condizione patologica del feto (ad esempio una patologia genetica), non della madre. In questo caso non è terapia ma eutanasia: non si vuol far nascere un essere che potrebbe trascorrere una vita di sofferenze, e magari non si vuole che la famiglia si carichi di un simile peso
  3. Quest'ultima di fatto è una scusa, almeno in Italia, dove non c'è l'obbligo di riconoscere un bambino come figlio (lo si può abbandonare in ospedale, e i servizi sociali se ne fanno carico).
  4. Una madre è tale dal momento del concepimento, avendo sostanzialmente in sè il proprio figlio.
  5. E' perlomeno curioso sentir dire che solo i Cattolici sono contrari all'aborto, perché sostengono che la vita della persona inizia con il concepimento: infatti questo è ciò che dice la scienza. I Cattolici si limitano a sostenere che l'embrione e il feto, come esseri umani viventi, hanno già un'anima immortale. Ritengo che, prima di parlare, tante persone dovrebbero andare a studiare. Non tanto, basta veramente poco per arrivare a concetti così basilari.
  6. Se un genitore considera un figlio come un diritto, quindi qualcosa che si fa (si produce, si crea autonomamente) a proprio piacimento e quando lo si desidera, è naturale volerlo perfetto, aderente a propri concetti di bellezza e felicità, e magari poter sciegliere il sesso e selezionare altri particolari fisici. Avendolo fatto, è pensabile poterlo distruggere (o poter distruggere gli embrioni che non soddisfano certi requisiti, come si fa ad esempio con la fivet). Questo è il concetto trasmesso dalla cultura, non solo attuale: nell'antichità i neonati deformi venivano soppressi, l'eugenetica ha avuto una fase di notorietà con il nazismo ecc. ecc. ma cosa significa questo? Forse che ci consideriamo animali d'allevamento, da riprodurre e selezionare come si fa con un prodotto industriale?
  7. Ci sono sistemi di diagnosi prenatale che vengono usati esclusivamente per determinare se permettere la continuazione della gravidanza o abortire, mentre negli ultimi anni si sono sviluppate tecniche mediche e chirurgiche in grado di curare ed eventualmente guarire patologie fetali: questo dovrebbe essere l'unico scopo permesso dalla sanità per tali accertamenti.
  8. Alcuni sistemi di diagnosi prenatale sono estremamente pericolosi per il feto, e contemporaneamente limitati e fallaci (l'amniocentesi causa 1 aborto ogni 200 casi, permette di diagnosticare 4 malattie genetiche su circa 15000 conosciute, con possibilità di risultati falsi-positivi e falsi-negativi). Accetteremmo di farci sottoporre ad un esame con una simile statistica di mortalità e affidabilità?
  9. Ultimamente è stata riportata la notizia secondo cui i nonni avrebbero convinto la figlia ad abortire un nipotino. Non per questioni terapeutiche, ma per questioni etniche (il padre del nipote sarebbe un ragazzo albanese) e di convenienza familiare o, come loro stessi hanno dichiarato, di "ragionevolezza". Evidentemente la legge italiana consente anche questo. Madre Teresa di Calcutta disse "...se una madre può uccidere il suo proprio figlio, non c'è più niente che impedisce a me di uccidere te, e a te di uccidere me". Questa storia dei nonni va ben oltre una visione così pessimistica, pare uscita da un film horror a sfondo satanico.
Ciao a tutti,
Roberto