venerdì 18 gennaio 2013

O: anche i professori se ne sono accorti?


I dati economici degli ultimi mesi indicano che gli Italiani – in media – sono ben svegli o comunque sanno fare i conti nelle proprie tasche molto meglio dei professori che ci governano.
 
La riduzione dei consumi è abbastanza allineata alla riduzione della nostra capacità di spesa imposta dal governo e, caso strano secondo i professori e quindi non prevedibile, il PIL scende in maniera proporzionale.
I dati coincidono con le previsioni di chi, anziché studiare economia alla Bocconi, l’ha imparata al supermercato utilizzando le nozioni della scuola dell’obbligo.
Secondo tali previsioni, a meno di una rivoluzione, il PIL scenderà nel 2013 di altri 2.2~2.5 punti percentuali: il prossimo Dicembre vedremo chi ha previsto meglio. Per il 2014 prevedo un ulteriore -1.5%.
 
In altre parole, è realmente in atto un movimento di resistenza che ci sta permettendo di non lasciarci indebitare, come invece avrebbero voluto i banchieri strozzini.
Purtroppo le imprese ne fanno le spese (anche questo era ampiamente previsto), e l’aumento della disoccupazione è un indice palese. Anche i Cinesi se ne sono accorti, e stanno lasciando l’Italia per lidi migliori, inclusi Stati balcanici che fino a pochi anni fa consideravamo depressi.
 
Nonostante io veda ancora circolare per le strade troppe automobili nuove e di grossa cilindrata, un numero sempre maggiore di miei amici e conoscenti, prima di effettuare una spesa, chiede consiglio ai nonni che vissero la guerra. E’ sorprendente come si possano trovare risorse da ottimizzare, in modo da ridurre le spese con sacrifici minimi o anche nulli. Il bello è che questa riduzione di spesa, se realmente oculata (ad esempio seguendo i consigli degli altri post in questo blog), permette di liberarci gradualmente dalla schiavitù dell’effimero senza sacrificio.
Una volta liberi, se/quando le tasse verranno diminuite e gli stipendi cominceranno a riprendersi, dovremo semplicemente continuare la strada intrapresa – senza lasciarsi prendere dall’euforia dei decenni passati – per poter ottenere ampi margini di agiatezza.
 
Negli ultimi mesi i professori si sono pure accorti che l’Italia non è più in grado di attirare investimenti. Ora lo sa anche Visco:
 
"L'equilibrio dei conti pubblici che non esclude ricomposizioni nelle principali poste di bilancio, è la precondizione per la via del successo", ha affermato tra l'altro prima di essere interrotto Visco, secondo il quale "l'incertezza delle condizioni sui mercati finanziari, legata alle tensioni sui debiti sovrani, riduce la fiducia, disincentiva l'investimento e l'innovazione".
 
Sorvolando sulla brutta immagine che l’università di Firenze riflette per aver invitato Visco... secondo questo esperto, il disincentivo allo sviluppo e all’innovazione deriva dalla situazione dei mercati, non dalle tasse, dalla corruzione, dalle pastoie burocratiche, dai costi dell’energia elettrica e dei carburanti, dai mille balzelli e permessi assurdi richiesti per intraprendere qualsiasi attività, non dalla criminalizzazione dei ricchi e dei “padroni” tanto cara alle sinistre, né dalle infrastrutture obsolete.
Imprenditori, Carinzia (IRAP=0%) e Svizzera vi aspettano a braccia aperte: prima di fallire spostatevi dove il vostro lavoro viene apprezzato, valorizzato e incentivato. Perché offrire tanti sacrifici ad uno Stato che non ne è degno?
 
A proposito di Visco riporto una barzelletta illuminante pubblicata anni fa da un quotidiano nazionale:
Prodi e Visco al bar. Prodi esordisce: "Cosa prendiamo?" E Visco: "A chi?".